È richiesto passaporto con validità residua di 6 mesi dall’uscita dal Paese. È richiesto il visto che, dall’aprile 2017 e per soggiorni inferiori ai 30 giorni, può essere richiesto come EVisa. Tale sistema consente di fare domanda di visto direttamente online sul: http://indianvisaonline.gov.in/evisa/Registration e ricevere entro 72 ore un pre-visa a seguito del pagamento effettuato sempre online. L’operazione va fatta almeno 4 giorni prima della partenza. Il visto vero e proprio verrà rilasciato all’arrivo in uno dei porti e aeroporti di entrata previsti a seguito della presentazione dell’autorizzazione. All’arrivo, inoltre i passeggeri, devono dimostrare di disporre di biglietto di ritorno e risorse a sufficienza a copertura del loro soggiorno. I punti in cui è consentito l’ingresso sono: Ahmedabad, Amritsar, Bagdogra, Bangalore, Calicut, Chennai, Chandigarh, Cochin, Coimbantore, Delhi, Gaya, Goa, Guwahati, Hyderabad, Jaipur, Kolkata, Lucknow, Mangalore, Mumbai, Nagpur, Pune, Tiruchirapalli, Trivandrum, Varanasi.
Nessuna vaccinazione obbligatoria. Si consiglia di consultare l’ufficio d’igiene per le informazioni aggiornate alla data di partenza. In ogni caso si consiglia di portare con sé farmaci contro i disturbi intestinali, e nel periodo estivo anche un repellente per le zanzare. Inoltre è vivamente sconsigliato mangiare verdure crude e frutta non sbucciata e di bere acqua corrente ed anche bevande con l’aggiunta di ghiaccio. E’ obbligatoria la vaccinazione contro la febbre gialla per tutti i passeggeri provenienti da paesi a rischio trasmissione malattia (Africa, America Latina, Papua e Nuova Guinea).
In un Paese così vasto le condizioni meteorologiche e climatiche sono veramente molte. Le stagioni sono determinate soprattutto dalle variazioni della piovosità, dovuta al regime dei venti e dei monsoni. A partire da gennaio la penisola indiana è investita da correnti di aria fresca e secca. All’inizio di giugno la circolazione atmosferica si inverte; quindi si può dire che le stagioni ben distinte sono due: quella della piogge da giugno a settembre, sempre più prolungata al sud che a nord, e la stagione secca, da marzo a maggio, con temperature a volte superiori ai 40° e venti spesso torridi. Indicativamente si è suddiviso il Paese in zone per dare una maggiore chiarezza sul periodo consigliato per il viaggio:
India del nord e centrale (stati Uttar Pradesh, Madhya Pradesh, Maharashtra, Orissa, Bengala occidentale, Assam e Gujarat): generalmente il periodo migliore è quello che va da ottobre a marzo. Le temperature massime variano fra i 26° e i 36° con minime da 13° a 21°. I monsoni, portatori di piogge, si presentano da maggio sino a settembre. Pur essendo uno stato dell’India nord, il Rajasthan è caratterizzato da un clima secco prevalentemente tutto l’anno; l’influenza del monsone potrebbe presentarsi in luglio e agosto con sporadici intensi temporali, ma di breve durata.
India del sud (stati del Tamil Nadu, Kerala, Karnataka, Andah Pradesh): la stagione più gradevole e quella da ottobre a marzo con massime che oscillano fra i 27° e i 30° C, e minime fra i 16° e i 22° C. La stagione monsonica va da giugno a settembre ed investe soprattutto la zona sud-est. Le precipitazioni sono variabili. Un monsone da nord est, di minore intensità, investe la fascia sud est da ottobre a novembre.
La moneta ufficiale è la Rupia indiana (INR) divisa in 100 Paisa. Il cambio è circa 1€=93 INR. Si ricorda che banconote anche di piccolo taglio di USD emessi prima del 1990 non vengono accettate. Le carte di credito, i traveller’s cheques e la valuta indiana sono i modi di pagamento più diffusi. Il servizio bancomat è capillare e generalmente disponibili 24/7: i circuiti principali sono Cirrus, Maestro, Mastercard e Visa. Le rupie non spese possono essere riconvertire sia in Euro sia in USD alla fine del viaggio all’aeroporto di uscita. Non è consentito esportare oggetti antichi che abbiano più di 100 anni, e prodotti derivanti da animali protetti, inclusi i prodotti tessili (come lo shatush) derivanti da animali protetti.
+ 4 ½ durante l’ora solare; +3 ½ durante l’ora legale.
Elettricità
220 volts con prese standard. Consigliamo un adattatore. Non funzionano le spine con la presa a terra.
Il prefisso per chiamare l’India 0091 più il prefisso urbano senza lo 0 seguito dal numero dell’abbonato. È più conveniente telefonare dagli uffici privati che espongono l’insegna STD-ISD con prezzi abbastanza bassi. In India viene utilizzato il sistema GSM 900/1800: i cellulari italiani funzionano perfettamente. La copertura presenta qualche problema nelle regioni desertiche e nelle valli himalayane. È possibile anche acquistare una SIM CARD indiana. Per acquistare una sim card indiana è necessario la fotocopia del passaporto ed una foto tessera recente e a colori. La connessione internet può risultare un po’ lenta ed esistono piccoli negozi con l’insegna internet point dove il costo varia da 10 a 80 rupie.
In India vengono parlate più di 1.600 tra lingue e dialetti. Le lingue ufficiali sono l’hindi, e l’inglese, lingua dell’amministrazione e del commercio parlata sono da una minoranza della popolazione. Nella Costituzione indiana sono riconosciute come lingue ufficiali anche il bengali, il tamil, l’urdu, il telugu, il marathi, il gujarati, il kannada, il malayalam, lorya, il punjabi, l’assamese, ill kashmiri, il sanscrito e il sindhi.
Religione
I principali gruppi religiosi del Paese sono costituiti da hindu, che rappresentano circa l’82% della popolazione, i musulmani che sono circa il 12%, cristiani circa il 2,3% e i sikh al 2%. Altre importanti minoranze: buddhisti, ossia poco meno dell’1%, giainisti e parsi.
La grande vastità del territorio e le varie influenze che il Paese ha avuto fa sì che la cucina sia piuttosto varia con notevoli differenze fra nord e sud. La base della cucina indiana è il curry, che i cuochi indiani preparano utilizzando ben 25 specie di spezie; può essere di verdura, carne, (agnello o pollo) o pesce. Il dhal, ossia un piatto che assomiglia ad un passato di lenticchie, in genere accompagna il curry. Presente anche il korma, uno stufato ricco e sostanzioso sia di carne sia di verdura. Nel Rajasthan si mangia più carne (pollo, montone, agnello) e la cucina, visto le influenze Moghul, si avvicina molto di più a quella mediorientale e dell’Asia centrale con più uso di spezie e meno “chili” e si usano più pane e cereali. Altro piatto tipico è il tandoori, ossia il cibo, dopo esser stato marinato nello yogurt, viene cotto in un forno di argilla; può essere sia di pollo, sia di pesce. Tutte le pietanze vengono servite contemporaneamente, e nel sud thali è un grande piatto tondo individuale in cui sono presentate tutte le portate, ciò che è liquido viene messo nei katori: ciotoline di terracotta e poste anche loro sul thali. Il galateo indiano imporre di prendere le pietanze con le prime tre dita della mano destra, senza sporcarle oltre la prima falange. I tipi di pane più diffusi sono il roti, il chapati, il paratha e il poori (fritto). Le bevande più diffuse sono il tè nero zuccherato con il latte e una miscela di spezie ed erbe indiane (masala chai), e il lassi una specie di frullato fresco originario del punjab a base di yogurt, acqua e zucchero, se dolce, spezie (cumino e cardamomo), se salato. Si porta in tavola e si beve centellinandolo e risulta favorire la digestione. Ovunque si trova l’acqua minerale in bottiglia, birra di produzione locale e rhum sempre di produzione locale. Oggi sono presenti anche vini, sia bianchi, sia rossi, di produzione indiana; risultano con un sentore di pepe, fruttati e speziati contemporaneamente; in genere non sono economici.
L’artigianato è dei più vasti e svariati. Gioielli finemente lavorati, soprattutto nella regione del Rajasthan, pitture su tela e miniature su lastre oggi in osso, oggetti in legno, pietra, metallo ceramica, tessuti in seta e cotone, broccati, scialli ricamati, sciarpe di pashmina, ma non shatush perché è proibita l’esportazione, tappeti. La regola base quando si compra qualsiasi cosa, è contrattare.
Visto la diversità dei vari climi, bisogna considerare la stagione in cui si effettua il viaggio e la zona visitata. In generale, calzature comode e preferibilmente con una buona suola; meglio non avere abiti troppo succinti e pantanloni corti quando si entra nei templi, soprattutto in quelli visitati dai locali, calzini perché è necessario entrare nei templi senza scarpe e i “noleggiatori di sovrascarpe” possono essere particolarmente fastidiosi, e un sciarpa/scialle/coprispalle perché l’aria condizionata negli hotels è particolarmente alta. Da non dimenticare anche un antivento/impermeabile per improvvisi piovaschi.
Non è obbligatoria ma, sicuramente, è parte integrante e consuetudine lasciarla, salvo che il servizio sia stato pessimo. L’importo deve essere consono al costo della vita locale. Da tener conto che 10/20 rupie possono servire per acquistare una porzione di cibo. Al ristorante, se il servizio non è incluso, si usa lasciare almeno il 10% del totale. Per i taxi se non hanno tassametro è sicuramente tassativo concordare prima l’importo della corsa, ma l’autista si aspetta sicuramente che la cifra concordata venga in qualche modo arrotondata. In hotel i facchini se l’aspettano e in genere si calcola per collo. Una menzione a parte va fatta per guide e autisti dei servizi turistici, per i quali la mancia, sempre che il servizio non sia stato veramente scadente, va praticamente sempre considerata.